mercoledì 31 dicembre 2014

Nuovo contributo per gli Immoderati


Per leggere clicca qui:

http://www.immoderati.it/2014/12/30/eppur-si-muove-primi-passi-verso-una-riforma-della-giustizia-civile/

lunedì 29 dicembre 2014

Giovani Liberali Lombardi rispondete all'appello!


Il 20 dicembre sono stato incaricato di coordinare le attività della GLI sulla Lombardia. La GLI - Gioventù Liberale Italiana - è il movimento giovanile del Partito Liberale Italiano.

Rivolgo questo appello a tutti i giovani lombardi stanchi di questa politica che da anni fa solo promesse irrealizzabili, amareggiati per un Paese alla deriva che nega loro opportunità.

Rivolgo questo appello a tutti quei ragazzi di buona volontà che studiano o lavorano con impegno e passione, che sognano di realizzarsi sul lavoro e nella vita (avere una casa, fare famiglia).

Di fronte al degrado morale e culturale di questo Paese governato da questa classe politica abbiamo due possibilità: rassegnarci e andarcene oppure impegnarci, lavorare con costanza per seminare idee nuove e cercare di farle arrivare a quanta più gente possibile.

La Gioventù Liberale Italiana, il Partito Liberale Italiano sono il contenitore adatto per tutti quei ragazzi onesti, seri, competenti e desiderosi di fare che vogliano dar voce alle seguenti istanze:

- libertà individuale e riconoscimento dei diritti del singolo;
- meritocrazia;
- responsabilità individuale;
- concorrenza e apertura al mercato.

Troppo spesso queste istanze sono state tradotte in espressioni vuote e utilizzate dagli attuali politici come slogan per acchiappare voti.

Voglio proporvi un modo nuovo di fare politica: insieme, cerchiamo di rendere proposte concrete questi 4 punti. Insieme, organizziamo incontri, facciamo volantinaggi, parliamo alla gente.

Facciamo vedere che siamo diversi, che vogliamo in maniera spassionata lavorare per il bene comune.

Giovani Lombardi, conto su di voi.

glilombardia@libero.it

domenica 21 dicembre 2014

Abbiamo ricostituito la Gioventù Liberale Italiana...i giovani del Partito Liberale Italiana

Sabato 20 dicembre a Roma alle ore 15.00 presso la sede del PARTITO LIBERALE ITALIANO è stato costituito il direttivo della Gioventù Liberale di cui faccio parte, con la responsabilità di coordinatore della GLI Lombarda.
I "seniores" del PLI ci hanno dato un caloroso benvenuto, ci hanno manifestato la loro stima e fiducia oltre ad introdurci ai padri spirituali del liberalismo (i cui volti sono raffigurati nei ritratti appesi nella sala riunioni dove abbiamo celebrato il congresso).
Ci attende una grande, bella e stimolante sfida. Ricostruire sul territorio la Gli, attirare giovani, fare iniziative sul territorio.
La squadra è ben motivata, non resta che mettersi all'opera dunque. Buon lavoro a tutti noi, in particolare al Segretario della Gli Jacopo Sisca.






lunedì 15 dicembre 2014

domenica 14 dicembre 2014

#stannoarrivando

- 1 giorno al lancio....

"Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui" 

"Certi uomini vedono le cose come sono e dicono: "Perché". Io sogno cose mai esistite e dico: "Perché no?"." George Bernard Shaw

"Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell'uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un'eterna giovinezza. La vita umana non è altro che un gioco della Follia". - Erasmo da Rotterdam, "Elogio alla follia"

giovedì 4 dicembre 2014

Una Carta senza identità

Un documento ambizioso ma di fatto inconcludente. Questo in estrema sintesi il giudizio politico che mi sento di esprimere sul testo prodotto dalla Commissione parlamentare che si è occupata di stilare una prima bozza della Dichiarazione dei diritti in Internet - iniziativa fortemente incoraggiata dal Presidente della Camera Laura Boldrini, che presiede la Commissione Parlamentare. Il lavoro della Commissione si è articolato in sole tre sedute (così si evince dalla documentazione disponibile on line), ma a prescindere dal numero delle stesse verrebbe da dire che “la montagna ha partorito il topolino”. La Carta dei diritti nulla aggiunge di nuovo rispetto a quanto già ampiamente affermato a livello internazionale sia da un punto di vista normativo che giurisprudenziale. Ma quel che più sconcerta è la grande confusione che caratterizza il documento normativo, che confonde tra diritti, principi e interessi. Con riguardo ai diritti in particolare non si capisce se e dove vi sia una differenza, anche quanto alle modalità di tutela, tra diritti tradizionali e nuovi diritti specifici per il mondo del web. L’oggetto della carta è dunque totalmente indefinito o confusionario, così come assolutamente vago è il ruolo che la Dichiarazione intende assumere all’interno del sistema normativo italiano. Il termine “Dichiarazione” è un termine solenne e impegnativo, che farebbe pensare a un documento di rango costituzionale (ma che di fatto costituzionale non è!). In vari passaggi dei resoconti delle sedute si legge che il testo avrebbe addirittura ambizioni sovranazionali, dovendo costituire una base di Carta dei diritti di Internet da sottoporre addirittura a livello europeo.
Tralasciamo di esaminare questo aspetto - anche se fa sospettare che l’iniziativa sia un po’ fine a se stessa - per entrare nel merito dello spirito e dei contenuti della carta. Il giudizio rimane un giudizio del tutto negativo ed evidenzia ancora una volta il fallimento di politiche di iper-regolazione e di ipertrofia normativa. Ritengo che vi sia necessità in generale di poche, semplici e chiare regole e che l’assenza di articolate discipline normative in determinati ambiti della vita sociale non sia affatto un male, tutt’altro. E proprio il mondo di Internet è un mondo che per sua stessa natura richiede poche, semplici, chiare e flessibili regole. E ciò è dovuto proprio alla peculiarità della rete, caratterizzata da decentramento anziché accentramento. Non voglio sostenere che la Politica non debba occuparsi di Internet ma che, se ritiene di farlo, lo dovrebbe fare con criterio. Ma soprattutto, prima di istituire qualsiasi commissione e di concentrare (inutilmente) forze nella redazione di testi di legge, sarebbe forse il caso che il legislatore, con un atto di umiltà, si chiedesse se davvero un suo intervento è necessario. Nel caso di specie, a Internet non serve una Carta dei Diritti. I politici si mettano il cuore in pace.


sabato 15 novembre 2014

Unioni Civili: sì o no? alcuni (disordinati e confusi) spunti di riflessione

Mentre sto scrivendo queste riflessioni, ancora incomplete e che necessitano di ulteriori approfondimenti (su cui pertanto mi riservo di ritornare), sto ascoltando una puntata de La versione di Oscar su Radio 24 dedicata appositamente al tema - puntata del 20 ottobre 2014. Il punto di partenza della discussione è la decisione di alcuni sindaci, tra cui quello di Roma, di trascrivere matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all'estero. Decisione che, come dimostra il conflitto con i prefetti, si pone in contrasto con la legge italiana. La Corte Costituzionale con due sentenze, una del 2010 e l'altra del 2014, (138/2010 e 170/2014), pur rinviando alle scelte (di dettaglio) del Parlamento, ha affermato che il riconoscimento dell'unione di fatto per omossessuali è un diritto che rientra nell'articolo 2 della Costituzione. Il concetto di "famiglia" come elaborato dai costituenti presupponeva un'idea di famiglia come eterosessuale. Sta al Parlamento, eventualmente, intervenire. Resta il fatto che, nonostante il principio affermato dalla Corte, i Sindaci che trascrivono starebbero consapevolmente in ogni caso violando la legge (caso di disobbedienza civile). Le firme apposte dai sindaci, come notato anche dal giurista ospite della trasmissione di Giannino, non avevano ovviamente alcuna efficacia giuridica. Si tratta ovviamente di una provocazione, volta a stimolare una riflessione dal basso sul tema.
Riflessione che ritengo debba essere fatta serenamente, senza pregiudizi e con obiettività. Qui di seguito alcune mie considerazioni, forse ancora un po' confuse e su cui sicuramente mi riservo di tornare, però il tema è complesso e non ho la pretesa di liquidarlo in un post.
 
Personalmente, non vedo motivi ostativi al riconoscimento delle unioni omosessuali. Ritengo miope un legislatore che si ostini a non voler constatare l'esistenza del fenomeno. Ritengo ottuso un legislatore che non voglia riconoscere diritti a persone che hanno deciso di condurre una vita insieme, per il sol fatto che queste persone sarebbero dello stesso sesso. Sarebbe una palese violazione dell'articolo 3 della Costituzione. Sarebbe di fatto una ingiusta imposizione di una morale da parte dello Stato all'intera popolazione. Sarebbe altamente lesivo della diversità di idee, sensibilità, visioni del mondo e della società. Sì alle unioni civili, dunque. Perché lasciare ad esempio senza tutela patrimoniale (perché poi è anche di questi problemi concreti che si deve parlare) Caio che ha vissuto per anni assieme a Tizio allo stesso modo in cui Mevia e Sempronio hanno fatto?
Ps. parlo qui di unioni civili, limitandomi al caso delle unioni omo, ci sono poi altre situazioni su cui si dovrebbe ragionare ma è meglio per il momento tenere i piani separati.
 
Mi si dirà che l'unione tra Mevia e Sempronio, a differenza di quella di Caio e Tizio, essendo tra due persone di sesso diverso è un'unione che potenzialmente è orientata alla prolificazione. Ma questo significherebbe presupporre che affinché vi sia famiglia vi debbano essere per forza dei figli! E allora, paradossalmente, non dovremmo considerare famiglie le unioni di un uomo e una donna che, per varie ragioni, non possono avere figli. Assolutamente ritengo che l'idea di famiglia/di nucleo famigliare non può implicare necessariamente la presenza di figli. Non voglio qui affrontare il tema complesso delle adozioni da parte di coppie omosessuale. E ritengo che il tema delle unioni civili possa essere serenamente affrontato proprio sganciandolo, almeno provvisoriamente, da quello dei figli. Perché probabilmente si farebbe il gioco di chi a tutti i costi si ostina a non voler riconoscere diritti alle unioni civili tra le persone dello stesso sesso.
 
E tuttavia il tema dei figli ritorna nel momento in cui ci chiediamo cosa sia il Matrimonio.
 
"Unioni civili": una riflessione andrebbe fatta anche su questa espressione. Ovviamente, è chiaro a tutti che nessuno voglia alludere a unioni incivili. Quel che civili sta a designare è che si tratta di unioni regolate dallo Stato e che nulla hanno a che fare con quelle unioni che hanno riconoscimento anche da parte dell'ordinamento morale. E si parla spesso di unioni civili contrapposte a matrimonio.
Anche qui allora forse varrebbe la pena far qualche riflessione.
 
Ci si deve chiedere cioè se l'attuale concezione di "matrimonio" inteso come unione tra due persone volta alla procreazione non sia il prodotto di un procedimento evolutivo. Il matrimonio concepito in questa accezione è il frutto di una determinata cultura.
È ciò che dice chiaramente, fin dalla prima edizione, il Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612), dove alla voce matrimonio è riportata una citazione tratta dal Volgarizzamento della somma Pisanella detta Maestruzza: «Matrimonio è una congiunzione dell’huomo, e della donna, la quale ritiene una usanza di vita, la quale dividere non si può. E perchè nel matrimonio apparisce più l’uficio d’esso nella madre, che nel padre, perciò è determinato più dalla madre, che dal padre. Matrimonio, tanto è a dire, come uficio di madre». Una citazione ancora più antica, dal libro XIX dei Contra Faustum Manichaeum libri XXXIII di sant’Agostino (354-430) e riportata dal Thesaurus Linguae Latinae recita: «Matrimonium quippe ex hoc appellatum est, quod non ob aliud debeat femina nubere, quam ut mater fiat», ovvero ‘il matrimonio è senza dubbio chiamato così perché la donna si deve sposare non per altro motivo che per diventare madre’.
 
Ho già discusso sopra, sia pur come semplice spunto di riflessione, del caso in cui una coppia etero non possa avere figli. Il matrimonio sarebbe allora da annullare? Perderebbero costoro i diritti di marito e moglie?
 
Io credo che una soluzione ragionevole per affrontare in maniera seria e senza pregiudizi (e interferenze con concezioni morali) sia quello di una bella pulizia linguistica.
Distinguerei tra matrimonio (civile) e matrimonio religioso, ognuno con le sue regole. Nel matrimonio civile vale anche l'unione omo, in quello religioso può non valere. Il matrimonio religioso può a certe condizioni essere riconosciuto e produrre effetti nell'ordinamento statale.
 
In questo modo potremmo porre la parola "fine" a questa disputa meramente lessicale tra matrimoni e unioni civili: come se si volesse intendere che le unioni etero sono unioni "di serie A" e quelle omo "unioni di serie B".
 
In questo modo riaffermeremmo con forza una divisione chiara e netta (che nel dibattito attuale in Italia ogni tanto pare offuscata) tra due ordinamenti, quello statale e quello morale.
Il primo deve garantire diritti e tutele a tutte le situazioni, comprese quella delle coppie omo, e ciò in nome dei principi di pluralismo, libertà e uguaglianza.
Il secondo invece può anche scegliere di operare particolari restrizioni, essendo del resto un ordinamento a cui spontaneamente si sceglie di aderire. Ricordiamoci, del resto, che per quanto prevalente, la morale cattolica non è l'unica morale e che lo Stato Italiano deve garantire pieno rispetto a qualsiasi forma di convinzione etica.
 
 

martedì 11 novembre 2014

Tea Party Italia - Provincia di Lecco



Il movimento Tea Party Italia mira a fare aderire alla sua battaglia tutte le anime della galassia Liberale, libertaria e conservatrice italiana.  Siamo un movimento apartitico ma aperto anche a tutti quei rappresentanti delle istituzioni, locali e nazionali, che vogliano dimostrare pubblicamente, con la loro adesione, un impegno concreto nel promuovere le nostre idee e nel lottare a favore delle istanze di cui la protesta si fa carico.  Il Movimento Tea Party Italia raccoglie insomma tutti coloro, di ogni età, estrazione sociale, e orientamento
 
Lecchesi interessati, contattatemi! ecolzani85@gmail.com
 
 
 

giovedì 6 novembre 2014

Se lo lecchi non vale....

No, nessuna intenzione di fare un post a contenuti hard, tranquilli.
Vorrei piuttosto dedicare qualche considerazione allo "scandalo" (mamma mia che scandalo!) del Ministro Madia che si sarebbe macchiata della grave colpa di leccare un cono gelato con un fare tale da attirare la morbosa attenzione di qualche rivista scandalistica che ha titolato Marianna Madia ci sa fare col gelato. E via, polemiche su polemiche in pieno stile italico. Perdiamo tempo sulle cazzate (licenza poetica), dimenticandoci dei problemi veri, mi raccomando! E allora, siccome oggi ho anch'io un po' di tempo da perdere, lasciatemi fare qualche considerazione - spero sensata.
 
Intanto, mi trovo a difendere la Madia, chi l'avrebbe detto! Preciso che il mio giudizio sul Ministro (il giudizio politico) è totalmente negativo. Ma qui non si tratta di giudicare il politico Madia per le sue azioni od omissioni nell'ambito del ruolo ministeriale.
 
La prima questione è se un Ministro della Repubblica, nel caso di specie un ministro donna (una Ministra direbbe il Presidente della Camera Boldrini...) possa in un momento di vita privata leccarsi, e magari con gusto, un cono gelato.
Risposta: ma certo, ci mancherebbe altro! Io credo che la Madia non abbia fatto nulla di male e nulla di osceno (quale sarebbe l'oscenità in un gesto quotidiano e normale come una leccata di cono!). La Madia però è un Ministro della Repubblica mi si obietterà. E che diamine, dove sta scritto che alle Ministre della Repubblica è fatto divieto, nella propria vita privata, di leccarsi un gelato...
E' solo malizia vedere nella leccata di gelato un chiaro richiamo alla fellatio...E poi, ripeto: la Madia stava leccando il gelato in un attimo di vita privata, forse sarebbe stato giusto gridare allo scandalo se la famigerata "leccata di gelato" fosse stata fatta nel bel mezzo di una seduta parlamentare (a parte che siamo stati abituati a cose peggiori....tipo deputati che mangiano mortadella).
 
Assolta la Madia per il peccato di gola, resta da esaminare il comportamento del giornalista Signorini, oggi sotto procedimento disciplinare avviato dall'Ordine dei Giornalisti: il servizio sulla Madia infatti sarebbe non conforme "al decoro e alla dignità professionale"...Ma mi facciano il piacere! E che cosa vi aspettate da un giornale scandalistico? Avrebbe dovuto Signorini rinunciare a una così ghiotta occasione per vendere qualche copia in più? Lesivo del decoro e della dignità professionale? E allora, caro Ordine dei Giornalisti, vietiamo la diffusione di tutti i giornali di Gossip, togliamo il titolo di giornalisti a tutti i giornalisti di cronaca rosa...Come disse qualcuno "io non ci sto!". Libertà di espressione, in tutte le forme. Le cattive idee, i titoli e gli articoli di cattivo gusto li giudicherà caso mail il pubblico dei lettori...
 
Davvero non capisco.
Non capisco le polemiche sulla Madia che mangia il gelato.
Non capisco il procedimento disciplinare a Signorini.
Non capisco gli Italiani che pensano al gelato piuttosto che alle riforme del Ministro Madia.
Non capisco quale differenza passa tra Ministro e Ministra.
Non capisco, ma lo so è solo colpa mia che non mi sforzo abbastanza di capire.
 
Va beh vado a mangiarmi un "Calippo". Essendo uomo e non essendo Ministro...io posso.

lunedì 27 ottobre 2014

Assemblea Nazionale di Fare - verso il congresso 2015

Cari amici del Comitato di Gestione Transitoria,

Cari amici Delegati,

rassegno con questa mia comunicazione le dimissioni da delegato Nazionale.
Una formalizzazione tardiva, e me ne scuso, ma che di fatto è la logica conseguenza delle mie scelte più recenti, tra cui come a molti ormai noto quella di combattere la battaglia per le idee in cui credo (che son sempre le stesse: merito, responsabilità, libertà, concorrenza) in una nuova casa e con nuovi amici.

All’ultima Assemblea Nazionale non ho partecipato ma ho delegato Franco Puglia, sostenendo in toto la sua mozione. Fare per me andava sciolto già a maggio/giugno. In applicazione di un principio banale, quello dell’assunzione di responsabilità. Non siamo riusciti a far comprendere il nostro messaggio agli elettori. Abbiamo preso la seconda sonora batosta. Non significa che dobbiamo arrenderci nè che dobbiamo rassegnarci. Ma dobbiamo ripensare tutto. Azzerare Fare e inventarci qualcos’altro….

Inventarci qualcos’altro….ma cosa? Sul punto non ho visto e tuttora non vedo progetti molto chiari.
Ragione per cui ho deciso di fare una chiara scelta identitaria. Non c’è bisogno del resto di inventarsi un Partito Liberale in Italia. Il Partito Liberale c’è già ed ha una lunga tradizione, si tratta solo di farlo crescere, consolidarlo, riaffermarne i valori e l’identità. Ragion per cui ho deciso di portare avanti le mie idee nel PLI, lo storico Partito Liberale Italiano del quale oggi con orgoglio sono Consigliere Nazionale.

Al contempo voglio dare supporto agli amici del Tea Party, con la sacrosanta battaglia anti-tasse.

Quindi come vedete non mollo, perchè non possiamo permetterci di mollare. E' che allo stato trovo il Paese abbia bisogno di azione e non di discussioni su statuti, simboli e nomi....Riparto dunque da realtà solide ed esistenti, un partito (il PLI) e un movimento trasversale (il Tea Party) entrambi connotati da messaggi molto chiari e diretti.

Apprezzo e stimo tutti Voi che ancora credete nel progetto di Fare. Sono sicuro che le nostre esperienze alla fine convergeranno….su battaglie comuni prima ancora che in un unico grande soggetto liberale.
Per me purtroppo, lo ribadisco, l’esperienza di Fare è chiusa, da maggio a oggi Fare è scomparso e non ha espresso posizione su nulla.
Mi duole peraltro leggere che Corrado Rabbia  e i Giovani di Fare che avevano ruoli in DN si siano dimessi - non è certo un segnale incoraggiante, anche perchè si trattava di persone di grande valore che ho conosciuto e apprezzato.

Vi auguro di cuore buon lavoro, continuerò a seguirvi sempre con interesse. Spero di sbagliarmi e di sentir presto parlare nuovamente di Fare.

Inutile dire che mi porterò sempre nel cuore Fare, inteso prima ancora come soggetto politico come esperienza di vita e comunità umana.

Edoardo Colzani

sabato 25 ottobre 2014

Mentre si svolge la Leopolda di Renzi....alcune considerazioni sulla Leopolda Blu

La Leopolda Blu o Leopolda del Centrodestra, tenutasi il 18 ottobre scorso a Milano, non ha avuto forse la stessa visibilità mediatica della Leopolda Renziana. Solo la rivista Formiche ha dedicato all'evento un degno approfondimento.
Eppure si trattava di un evento significativo e importante per la vita del centrodestra o di quel che del centrodestra in Italia oggi resta.
In un'Italia bipolare nei fatti dove peraltro il fenomeno Renzi attira su di sé i voti oltre che della sinistra, del centro e della destra, esiste ancora un'area elettorale che non si rassegna a morire renziana e vuole ripristinare le normali regole del gioco, dando all'Italia una forza di sinistra che faccia la sinistra e una forza di destra che faccia la destra.
Meglio, una forza di centro-sinistra e una forza di centro-destra.
La Leopolda Blu è stato un primo e importante esperimento nella galassia di centro destra. Anzitutto è stato un primo tentativo di mostrare come in Italia  può esistere una forza di centro-destra anche indipendentemente da Silvio Berlusconi. Anzi, la forza di centro-destra che dovrebbe nascere (o rinascere, anche questo è stato oggetto di dibattito: io aderisco alla tesi per cui oggi il centrodestra è morto) dovrà essere indipendente da SB, il che significa che non dovrà necessariamente schierarsi con o contro il personaggio. Quello che conta sono le idee, quello che conta è la squadra che si dovrà formare. L'esperimento è stato positivo perché ha permesso di radunare e far dialogare le varie anime del centrodestra. Sì, il centrodestra italiano è molto variegato ma ci sono i presupposti per potenzialmente creare una base comune.
Mi auguro ovviamente che la cosa non finisca qui ma ci sia un seguito.
Due indicazioni operative per il futuro:
1) ridurre le passerelle dei politici, dare più spazio ai volti e alle idee nuove chiarendo che non siamo qui solo per aiutare ma abbiamo l'ambizione di rinnovare la classe dirigente dell'attuale centro destra selezionando in base a talento, competenza, merito;
2) dare maggior spazio al programma, riempire di contenuti il "contratto per il centrodestra".
Mi ha molto colpito oggi in tv un'immagine della Leopolda Renziana: tanti tavoli di lavoro tematici...
Ecco da qui mi aspetto si riparta alla prossima Leopolda Blu.
 

martedì 14 ottobre 2014

Fusione dei Comuni

Non posso esimermi dal prendere posizione in merito al dibattito che sta nascendo su questa testata in merito alla fusione dei comuni. Un tema a me caro e sul quale avevo già avuto modo di esprimermi tempo fa sempre su questo portale, con riguardo in particolare alla mia realtà locale (Barzanò): auspicavo allora come auspico adesso un processo di fusione coi comuni limitrofi: Viganò, Sirtori, Cremella. Sì perché a me le cose fatte a metà non piacciono. E se devo riconoscere che l'unione dei servizi è pur sempre un passo a vanti, non posso rassegnarmi ad accettare che oltre non si possa andare. Forse semplicemente non lo si vuole. I vantaggi della fusione sono stati ben sintetizzati da Giovanni Zardoni e dunque non intendo aggiungere altro al riguardo.
Anche la individuazione del percorso istituzionale da seguire mi sembra corretta e la appoggio. Voglio allora inserirmi nel dibattito e dare il mio contributo a partire da alcune osservazioni all'intervento di Claudio Brambilla. In primo luogo,è vero ahinoi che i lombardi, ma più in generale gli italiani, sono un popolo che si rassegna facilmente. Siamo sudditi di uno Stato che calpesta i nostri diritti e che ci spreme quotidianamente ogni giorno di più. Il rapporto Stato contribuente è un rapporto totalmente sbilanciato. I comuni oggi si trovano loro malgrado ad essere gli esecutori di forsennate politiche fiscali che provengono dall'alto e ciò peraltro senza averne alcun ritorno ma anzi solo tagli. In secondo luogo, condivido l'appello ai nostri parlamentari locali affinché sempre più si facciano portatori delle istanze delle realtà territoriali che rappresentano. Tuttavia non condivido la diffidenza di Brambilla verso la fusione.
Cancellare secoli di storia...bah non è detto. Qui non si sta parlando di cancellare identità e tradizioni. Si sta parlando di operare una semplificazione del sistema di rappresentanza territoriale, di ottimizzazione delle risorse umane, di servizi potenzialmente più efficienti. Nulla toglie che identità e tradizioni possano comunque sopravvivere e anzi uscirne rafforzate. Il fatto che lo Stato, anche una volta operata la fusione, proseguirà con la sua attività di sottrazione delle risorse (ahinoi lo temo anch'io) non ci deve comunque far perdere di vista i benefici che in ogni caso nell'immediato la fusione dei comuni ci può dare e che Zardoni ha già ricordato: taglio ai costi della politica, risparmio in termini di spesa nella gestione degli uffici e dei servizi, un solo bilancio, una maggiore efficienza e una visione di insieme territoriale. Concludo rilanciando un appello già lanciato tempo fa ai comuni limitrofi a Barzanò: iniziamo anche noi, con serietà e senza pregiudizi, a discutere di fusione, avviamo uno studio, sentiamo i cittadini. Da parte mia piena disponibilità.
Edoardo Colzani - Consigliere Comunale di Barzanò (PLI-Partito Liberale Italiano)

mercoledì 8 ottobre 2014

mia lettera alla nuova DN del PLI - considerazioni a margine del congresso

LETTERA DI UN GIOVANE TESSERATO

Cari membri della nuova Direzione Nazionale del PLI,

a tutti Voi anzitutto un augurio di buon lavoro. Confido e confidiamo (penso di poter parlare in questo senso anche a nome di tutti gli iscritti) in tutti in Voi - e non mancherò/mancheremo di attivarci per supportarvi al massimo - per una nuova stagione di battaglie politiche che veda in prima linea sui territori e a livello nazionale il nostro storico Partito.

Ma lasciate che brevemente mi presenti perchè sono abbastanza nuovo all’interno di questo movimento e ahimè non ho potuto per motivi professionali sopravvenuti vivere assieme a voi la magica esperienza del Congresso di Roma/ho avuto per il momento contatti solo con pochi di voi. Ho 29 anni, un dottorato di ricerca, sono avvocato, consigliere comunale di un piccolo paese della Brianza - vi scrivo dalla provincia di Lecco. Non sono nuovo quanto a esperienze politiche, vengo da due anni di attiva militanza in Fare per Fermare il Declino. Tralascio le motivazioni che mi hanno portato al PLI e vengo direttamente al succo della mia lettera.

Ho seguito gli interventi congressuali da Radio Radicale e trovato spunti interessanti.

Primo tra tutti quello più volte evidenziato in diversi interventi che se vogliamo tornare a far conoscere il Partito Liberale, la prima cosa che dobbiamo fare è battere il territorio, farci identificare dalla gente, portare nei consigli comunali nostri amministratori, stringere attraverso le realtà locali legami con la gente, diventare dei punto di riferimento, farci conoscere come gente per bene e onesta, gente che lavora, gente che ha davvero a cuore il bene comune. Solo così - e lo sostenevo già in tempi non sospetti, ai congressi di Fare - potremo farci conoscere nuovamente sul territorio, radicarci e pensare di poter gareggiare anche sul livello nazionale. Ovviamente non dobbiamo trascurare la politica nazionale. Ma anche qui il modo migliore è quello dei gazebo e volantinaggi sul territorio. Soprattutto nella prima fase, saremo pochi ma non dobbiamo scoraggiarci. Se non potremo fare un gazebo perchè siamo troppo pochi, saranno anche solo sufficienti azioni sparse di volantinaggio e qualche comunicato stampa sulle testate locali. Purchè circoli nuovamente il nostro simbolo, il nostro nome.

Non dimentichiamoci poi che in realtà non saremo mai soli. Perchè i liberali sono tanti...ma dispersi! 
E allora, e qui riprendo un secondo argomento toccato nel congresso, ben venga la raccolta di tutte le sigle liberali, ben venga il dialogo tra i vari movimenti, ben vengano iniziative congiunte. Ottima a tal riguardo l’iniziativa partita proprio dal nostro PLI per l’abolizione delcanone RAI, bellissimo il Liberal Camp, apprezzatissimi i saluti degli altri partiti al nostro congresso. E sapete che c’è? Anche la fallimentare esperienza di Scelta Europea tutto sommato è servita a qualcosa: a farci incontrare, conoscere, lavorare assieme tutti quanti.

Terzo tema: la collocazione e l’identità del PLI. Un tema sicuramente complesso ma che forse è prematuro affrontare già oggi. Dobbiamo anzitutto ripartire dai territori, farci conoscere e crescere numericamente. Solo quando saremo strutturati potremo decidere se stare a destra, sinistra o al centro. Per il momento dobbiamo semplicemente affermare la nostra identità liberale in un paese che tutto è fuorchè liberale - citando Luigi Zingales, essendo l’Italia un paese socialista, oggi altro non siamo che dei Panda che rischiano l’estinzione. Fortunatamente estinti non siamo - e di ciò vanno ringraziate anche le Presidenze precedenti - ma il rischio estinzione è sempre alto, specie con uno scenario politico e una legge elettorale che portano verso un bipolarismo. Quindi riaffermiamo la nostra identità, innalziamo le nostre percentuali. Se stare a destra o a sinistra poi non sarà un discorso di convenienza politica ma di affinità. Auspico se ci saranno alleanze con quel partito che più di ogni altro ci darà garanzie di tutela della libertà individuale e di apertura al mercato. Ma lo ripeto, per ora il problema non si pone. Pensiamo a crescere.

Quarto e ultimo tema che mi pare importante è quello organizzativo. A tal proposito i migliori auguri di buon lavoro al Coordinatore Nazionale Organizzativo Daniele Toto cui spetta un compito di enorme importanza. Far in modo che il partito dialoghi e le informazioni circolino a tutti i livelli è di estrema importanza, ma al contempo una delle sfide più difficili specie in un contesto come quello attuale dove l’avvento dei new media ha rivoluzionato il modo di comunciare e le aspettative degli utenti sono sempre più alte. 

Da ultimo vorrei toccare un punto che, forse non in maniera esplicita, è stato trattato (o se è stato trattato colpevolmente me lo sono fatto sfuggire nell’ascoltare via web gli interventi): i Giovani Liberali Italiani. Proprio mentre si celebrava il nostro congresso, il sito web Formiche.net dava ahinoi l’annuncio delle dimissioni del Segretario Nazionale Giovanile e dei giovani al suo seguito. Essendo nuovo in questa casa, non ho ben afferrato i motivi della scelta dei giovani e attenderò i comunicati ufficiali. Penso che però sia un segnale che in ogni caso debba essere approfondito dalla nuova Direzione Nazionale. Auspico contatti, incontri, un confronti franco tra tutti ma che la spaccatura venga sanata e si riesca a trovare tra tutti un accordo. Se posso permettermi, non sottovalutate mai i giovani. I giovani sono una grande ricchezza. Hanno (abbiamo, mi ci metto dentro anch’io ovviamente) voglia di fare, capacità di sognare e volare alto ma al contempo ritornare coi piedi per terra e affrontare la realtà. Abbiamo progettualità, competenze che siamo desiderosi di mettere al servizio del partito e della comunità. Ho avuto l’onore, quando ero in Fare, di partecipare alla nascita del Forum “Giovani per Fare” - un’opportunità straordinaria, un’esperienza che non dimenticherò. Se oggi, nonostante tutto, Fare è ancora vivo e si sta riorganizzando un grosso merito va ai ragazzi che
si sono impegnati, ci hanno messo la faccia perchè non si rassegnavano a vedere morire l’unico partito che li rappresentava. Io ho combattuto quella battaglia, correndo come candidato allaDirezione Regionale Lombarda, per esempio. Oggi ho deciso di correre la mia battaglia altrove, qui in questa nuova casa / le mie idee sono sempre le stesse ma ho deciso di metterle al servizio di un diverso contenitore politico. 

Auspico che il Partito Liberale Italiano possa ritornare sulla scena politica e possa venire riscoperto da chi già ha avuto la possibilità di conoscerlo ed apprezzarlo e possa invece essere scoperto dai giovani. Mi auguro che i giovani possano conoscere i Grandi Maestri cui si rifanno le nostre idee ma che soprattutto possano vedere nel caro vecchio Partito Liberale il contenitore perfetto per far viaggiare le loro battaglie e sollevare le loro istanze: per una rivoluzione autenticamente liberale improntata su libertà, individuo, merito, responsabilità. 

Con stima e rinnovandovi gli auguri di buon lavoro

EDOARDO COLZANI

domenica 28 settembre 2014

Distributore automatico di vino...sì o no?

In questi giorni leggo sulle pagine di un quotidiano locale, "La Provincia di Lecco", di un dibattito nel consiglio comunale di Oggiono circa la legittimità dell'autorizzazione che l'ufficio commercio avrebbe rilasciato per l'installazione sul territorio di un distributore automatico di vino...dopo quelli di acqua e latte (che polemiche non ne hanno sollevate) spazio al vino?
Il dibattito, che si è sviluppato anche al di fuori del consiglio comunale, riguarda due distinti livelli: se sia moralmente giusto consentire la distribuzione di alcolici in maniera così "facile", col rischio che i più giovani ne facciano abusi, se sia da un punto di vista giuridico legittima l'autorizzazione.
Eh sì, perché pare ci sia una legge regionale che vieti la distribuzione di alcolici al di fuori dei locali...
Ora, fermo restando che mi riservo le dovute verifiche, se c'è una legge di rango superiore che pone il divieto, il Comune vi si deve attenere.
Ma la questione che sollevo è se sia corretto che una legge, statale o regionale che sia, ponga un siffatto divieto.
Mi si dirà: è estremamente pericoloso consentire la vendita su strada di alcolici. I minori potrebbero farne uso, i giovani anche se maggiorenni potrebbero abusarne.
Scindiamo le due ipotesi.
Minori: vale la stessa regola delle sigarette. Per poter prelevare sigarette o vino devi inserire la tua tessera sanitaria. Sei minorenne? Non puoi prelevare. Obiezione: e se il minore si fa prestare la tessera da un maggiorenne? Giusta obiezione, ma vale per i distributori di vino come per quelli di sigarette!
Maggiorenni che facciano abuso. Non vedo sinceramente grossa differenza sotto questo punto di vista tra un distributore di vino a un euro che si trovi sulla pubblica strada e un chioschetto sempre sulla strada o uno di quei camioncini che alla sera commerciano hot-dog e bevande, dove comodamente potrei ordinarmi 3/4 birre. Gli effetti sono potenzialmente i medesimi.
Personalmente dunque, non fosse che per il rispetto della normativa di rango superiore (che comunque mi riservo il sacrosanto diritto di criticare e ritenere non condivisibile), fossi un Sindaco non solleverei questioni di sorta circa la richiesta di un imprenditore di poter distribuire vino in queste forme.
Questo ovviamente non esclude che gli abusi, specie laddove determinino situazioni di pericolo, debbano essere sanzionati. Ma si tratta di un discorso che attiene alla libertà individuale e alla responsabilità dei singoli. Quello che contesto è una restrizione alla possibilità di commercio e di sviluppo di nuove forme imprenditoriali.
 
 
 
 
 
 

venerdì 19 settembre 2014

Unità dei Liberali - si parte dalle singole battaglie. Ecco la prima: basta TV di Stato!

ottima iniziativa. un buon inizio per riaffermare con forza la nostra voce e le istanze liberali. Una manifestazione che riunisce le tante sigle attorno a obiettivi comuni. L’inizio di un percorso volto a rafforzare e diffondere la cultura liberale in Italia. avanti così!

venerdì 11 luglio 2014

E' finalmente uscito!

Mente, Azione, Normatività raccoglie contributi di alcuni studiosi italiani accomunati da un percorso di ricerca che, pur muovendo da differenti prospettive (filosofia del diritto, filosofia dell’azione, filosofia della mente), finisce per affrontare problemi comuni e confrontarsi sui medesimi autori. Le ricerche qui raccolte, in particolare, si innestano sul filone di ricerca avviato dal filosofo inglese John Langshaw Austin, richiamandone talora il contributo in materia di analisi linguistica pragmatica. Attorno al contributo e all’eredità di Austin, del resto, gravitano alcune ricerche condotte in questi anni dalla Cattedra di Filosofia del Diritto dell’Università Bicocca.
Con una postfazione di Marina Sbisà.
Edoardo Colzani – Avvocato e Dottore di Ricerca in Filosofia del diritto (Università Statale di Milano), collabora con la cattedra di filosofia del diritto dell’Università Bicocca.
Andrea Rossetti – Professore all’università di Milano-Bicocca dove insegna Filosofia del diritto e informatica giuridica. Si occupa di ontologia giuridica delle nuove tecnologie.

mercoledì 9 luglio 2014

mia intervista a STEFANO MORONI

Come progettare una “città responsabile”.
Intervista al professor Stefano Moroni del Politecnico di Milano.
di Edoardo Colzani.
La città responsabile. Rinnovamento istituzionale e rinascita civica è un volume di recente pubblicazione (2013), edito da Carocci nel quale vengono affrontati con una prospettiva di ampio respiro i temi più rilevanti legati allo sviluppo delle città, alla pianificazione urbanistica e alla disciplina della convivenza urbana.
L'autore della pubblicazione è Stefano Moroni, docente al Politecnico di Milano di Land use ethics and the law e già autore di contributi sul tema tra cui si ricorda, edito da IBL libri, La città rende liberi. Riformare le istituzioni locali (2012) e La città del liberalismo attivo: diritto, piano, mercato (2007), edito da Città Studi. Lo abbiamo incontrato per saperne di più su cosa significhi oggi immaginare e costruire una “città responsabile”.

continua a leggere cliccando qui:

http://ideealcubo.com/finestre-sul-mondo/item/288-la-citta-responsabile

domenica 22 giugno 2014

Taci e paga!

"La fantasia vessatoria dello Stato Italiano non ha limiti, superando la regola naturale dei parassiti: se uccidi l'organismo da cui prelievi il sangue, alla fine muori"

cit. Paolo Bracalini

venerdì 20 giugno 2014

Traccia di maturità...ecco cosa avrei scelto

«Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l‟energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C‟è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. […] Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d‟accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. […] Spesso alla parola “periferia” si associa il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città?»

Rifletti criticamente su questa posizione di Renzo Piano, articolando in modo motivato le tue considerazioni e
convinzioni al riguardo.

Renzo PIANO, Il rammendo delle periferie, “Il Sole 24 ORE” del 26 gennaio 2014

giovedì 19 giugno 2014

Inizio una nuova avventura (ma con le stesse idee)

mi sono convinto che non serve provare a costruire nuovi contenitori liberali. Il contenitore già esiste, ha una storia, una tradizione ora si tratta di costruire su queste basi il futuro. Riparto nella mia esperienza politica da qui, dal PLI. Le idee che mi guideranno sono sempre le stesse: libertà, merito, responsabilità.

domenica 15 giugno 2014

E' ufficiale: non abbiamo fermato il declino.

mi è spiaciuto non essere presente fisicamente all'Assemblea Nazionale di Roma per dire quello che penso. avrei preferito una soluzione più netta e chiara. Meglio una morta dignitosa piuttosto che l'accanimento terapeutico. Ciò non impedisce che la comunità umana che si è formata e di cui sono orgoglioso di far parte possa continuare in diversi modi a frequentarsi discutere e fare politica a vari livelli. L'eredità di Fare per tutti quelli che in un modo o nell'altro continueranno a far politica è secondo me un modus operandi, ossia parlare con numeri e dati alla mano, fare poca propaganda e più azioni concrete. Fare per me è stata anzitutto un'ottima palestra politica e una bellissima esperienza di vita.

sabato 14 giugno 2014

CONTRIBUTO ASSEMBLEA NAZIONALE: DAL FARE AI FATTI - Fare per Fermare il Declino

CONTRIBUTO ASSEMBLEA NAZIONALE: DAL FARE AI FATTI - Fare per Fermare il Declino



Domani non riuscirò a essere fisicamente a Roma. Ho dato delega a Franco Puglia. Condivido appieno l'analisi della sconfitta e le proposte per il futuro.



Purtroppo Fare - dopo ben due sonore batoste - non è stato in grado di compiere la propria missione. Le dimissioni della Dn sono un atto dovuto. Lo scioglimento pure.



Occorre ripartire da capo. Le idee restano buone ma occorre trovare un nuovo e diverso veicolo per diffonderle.

martedì 10 giugno 2014

un po' di politica locale....vita da minoranza consiliare

le mie dichiarazioni sul rendiconto finanziario:

Niente di nuovo sotto il sole. In questa maniera sintetica ed efficace avrei potuto sintetizzare il mio intervento, riproducendo le dichiarazioni di voto già presentate l'anno scorso. Allora come oggi votai astenendomi. E' sempre più difficile capire, con questa legislazione statale confusa e assurda, dove finiscono le responsabilità dello Stato e dove iniziano quelle dell'amministrazione in carica per i risultati che anche in questo mandato non si vedranno. Tante belle iniziative sociali e culturali ma nessun intervento incisivo sul territorio. Manca la programmazione, manca la progettualità. Si è persa la voglia di sognare e di progettare. Mi sembra si versi ormai in uno stato di rassegnazione.

lunedì 9 giugno 2014

BENI COMUNI

“Oltre i beni comuni?” - Incontro con Stefano Moroni, Politecnico di Milano
Giovedì 12 giugno ore 10.00, aula dottorati, Edificio U6, 2° piano, Facoltà di Giurisprudenza Università di Milano-Bicocca
Il dibattito scientifico sui beni comuni in Italia ha avuto impulso a partire dalla pubblicazione del noto “Manifesto dei beni comuni” a cura di Ugo Mattei nel 2011 - nello stesso anno il dibattito ha avuto altresì ripercussioni in ambito politico con i referendum sulla privatizzazione dell'acqua. Il dibattito scientifico sino ad oggi sembra aver data per presupposta la nozione di “beni comuni”, dando più spazio alla discussione su come tutelare i beni comuni. L'idea che accompagna l'espressione “beni comuni” è che si tratta di qualcosa di positivo e fondamentale, che non necessita di ulteriori specificazioni. 
Stefano Moroni Professore di Etica e Diritto del Territorio presso il Politecnico di Milano, propone di rileggere il dibattito sui beni comuni a partire da una discussione su che cosa designa l'espressione “beni comuni”. L'analisi relativa agli usi linguistici conduce lo studioso a evidenziare come sino ad oggi essa sia stata impiegata in modo approssimativo per indicare spesso cose completamente diverse. La proposta è quella di abbandonare l'attuale accezione dell'espressione “beni comuni” in favore di tre distinte e più specifiche accezioni.

sabato 31 maggio 2014

Cosa Fare per andare oltre Fare


ANDARE OLTRE FARE. PER DAVVERO – VERSO UN CENTRODESTRA LIBERALE E LIBERISTA (anche libertario: forse chiedo troppo?)


Prima considerazione.

Abbiamo perso da soli nel 2013. Abbiamo perso in Scelta Europea nel 2014.

Ma non è che abbiamo solo perso. E' che abbiamo proprio preso delle percentuali irrilevanti. La nostra voce, soli o in compagnia di qualcuno, non è stata nemmeno sentita dagli elettori. Lo 0,7 è davvero un risultato troppo basso.

Seconda considerazione.

E' colpa degli elettori che non ci capiscono? Per nulla, la colpa è solo nostra che non ci siamo fatti capire e che non ci facciamo capire. Dobbiamo imparare dalle due legnate che abbiamo preso e ripensarci.

Terza considerazione.

Vogliamo continuare a fare i liberali da salotto? Decidiamoci. Se sì diventiamo un think tank. Se no, andiamo per davvero oltre Fare. Costruiamo per davvero qualcosa di nuovo.


La mia proposta è, ferma restando la necessità e utilità anche di think tanks, archiviamo l'esperienza di Fare e costruiamo qualcosa di nuovo, di più grande e di più appetibile per l'elettorato.

Ci sono due modi di fare politica – io lo sto imparando sulla mia pelle come consigliere comunale di un piccolo paese.

Il primo modo è di accettare di rimanere una forza marginale, predicare la purezza, e permettersi il lusso di criticare e proporre nella consapevolezza che tanto il nostro turno non arriverà mai.

Il secondo modo è quello di calarsi nella mischia, giocare la battaglia, continuando a preservare i proprio valori e la propria purezza, ma al contempo accettando la logica che purtroppo politica è anche compromesso. In parte questa era la strada che l'esperimento di Scelta Europea ha cercato di percorrere ma forse abbiamo sbagliato il percorso e il modo di costruire le alleanze.

Primo punto da chiarire.

Vogliamo continuare nella costruzione di una terza forza alternativa a destra e sinistra?

Oppure vogliamo accettare quello che due tornate elettorali ci hanno ormai ampiamente dimostrato, e cioè che l'elettorato italiano ormai è abituato a ragionare nell'ottica del bipolarismo (Bersani/Berlusconi, Grillo/Renzi)?

Secondo punto da chiarire.

Quale è il nostro giudizio su Matteo Renzi?

Terzo punto da chiarire.

Quale posizione vogliamo assumere rispetto ad un centrodestra allo sbando? Vogliamo lasciare che continui a sbandare o vogliamo prenderci l'onere di archiviare una stagione (quella di berlusconi e forza italia) e lavorare all'interno del centrodestra per dare all'Italia una forza di centrodestra liberale e liberista?

Perchè, secondo me, le istanze “più mercato”, “meno Stato”, “meno burocrazia”, “meno spesa”, “più merito”, passano dal centrodestra più che dal centrosinistra.

Renzi ha avuto un grande merito. Far diventare il Pd una forza socialdemocratica di stampo europeo. Apertura apprezzabile al mercato, ma pur sempre una timida apertura. Io dell'establishment del Pd non mi fido, scusate.

Ripartiamo dalle macerie dell'odierno centrodestra:
  1. Sosteniamo la battaglia degli amici Tea Party per le primarie del centrodestra. Individuiamo un nostro candidato, individuiamo una piattaforma programmatica.
  2. Chiediamo la Convocazione degli Stati Generali del Centrodestra
  3. Chiariamo la nostra posizione su Berlusconi Silvio e in ogni caso chiediamogli a gran voce di farsi da parte.
  4. Andiamo a dialogare con i valenti amministratori locali del centrodestra.
  5. Accettiamo di contaminarci anche con altre esperienze, senza però rinunciare alla nostra identità – anzi lottiamo a gran voca perchè questa identità emerga all'interno del nuovo contenitore
Dal punto di vista operativo:
  1. Sul destino di Fare. Assolutamente necessaria e imprescindibile la riappacificazione con gli amici di ALI – riscopriamo assieme la bellezza dei nostri 10 punti. Al diavolo i personalismi e gli screzi del passato. Salviamo il capitale umano, diamo un restyling all'esterno. Anche se a malincuore sforziamoci di andare oltre Fare, con nuovo simbolo e nuovo nome. Tempo massimo: entro l'estate. Il nuovo partito decida dove collocarsi all'interno del bipolarismo italiano e collabori con le forze più similari, avviando un'operazione di contagio sui metodi e sui contenuti.
  2. Continuamo il nostro “cammino per cambiare”: una delle note positive dell'ultima campagna elettorale è quella di aver costruito una rete di contatti sul territorio con altre forze amiche (scelta civica, i liberali ecc...). Consolidiamo questi legami sul territorio. Molto spesso le basi dei singoli partiti hanno dialogato in modo più proficuo che le dirigenze. Facciamo attività e campagne locali e nazionali tutti assieme. Questo anche per risolvere un problema pratico, dato dalla scarsità di risorse umane al momento disponibili.
  3. Investiamo in formazione politica dei nostri aderenti e amministratori. Ottimo al riguardo l'esperimento iniziato nell'ultimo anno da Fare. Assolutamente da continuare e ampliare.
  4. Lavoriamo sui territori con specifiche battaglie locali. E' importante far associare la nostra faccia a un'idea, a un modo di lavorare prima ancora che a un simbolo di partito.
  5. Elaboriamo messaggi chiarie e proposte concrete. Un messaggio e una proposta a bimestre almeno da portare sui territori e sui giornali
Dal punto di vista delle battaglie:
  1. RIFORMA DELLO STATO: martellare Renzi su abolizione Senato e Cnel
  2. ATTUAZIONE DEL (VERO) FEDERALISMO
  3. SNELLIMENTO DELLE PROCEDURE, INFORMATIZZAZIONE DELLA P.A.
  4. FLESSIBILITA' NEL MERCATO DEL LAVORO
  5. RIFORMA DELLA GIUSTIZIA CIVILE


mercoledì 28 maggio 2014

ricostruire il centrodestra italiano

inutile negare che in Italia manchi ormai da anni una destra di stampo europeo.
Naufragato il progetto del Pdl, uscito di scena Fini (che a mio avviso poteva aspirare oggi a essere il leader di una rinnovata destra), esaurita la stagione berlusconiana, non si vede al momento un timoniere per il centrodestra.
La destra italiana, a differenza del Pd, non ha una solida struttura di partito, in grado di sopravvivere al passaggio di leadership.
L'elettore di destra ha bisogno del capo carismatico, che sia in grado di volta in volta di accendere la scintilla nell'elettorato, così come fece Berlusconi nel 94 annunciando la rivoluzione liberale (purtroppo mai attuata).
La destra italiana non ha ancora ben scolpita una sua fisionomia. In Forza Italia c'era e c'è un insieme di diverse anime, da quella più liberale e liberista a quella più "democristiana orientata a destra".
Oscar Giannino, col suo Fermare il declino, sembrava l'anno scorso avere le potenzialità per risvegliare la voglia di far politica di quell'elettorato (imprenditori, professionisti, partite iva) che mi aspetto debba trovare tutela delle proprie istanze in un movimento chiaramente liberale e liberista, aperto al merito e al mercato (e la cui collocazione naturale dovrebbe essere a destra dello schieramento politico). Sappiamo poi come sono andate le cose, sono state fatte scelte diverse (che io ho peraltro condiviso), ma l'elettorato ha poi chiaramente mostrato di essere affezionato al bipolarismo: destra verso sinistra. E dunque dalla ricostruzione della destra s'ha da partire.
Mi aspetto, lo ripeto, che le istanze di più mercato, più merito, più libertà siano veicolate da una destra liberale ma soprattutto liberista (libertaria sarebbe forse chiedere troppo, ma non mi dispiacerebbe). Oggi l'elettore di centrodestra confuso si rivolge a Renzi che sicuramente ha innovato il Pd ma resta comunque legato a un certo ambiente di sinistra.
La politica come noto non tollera i vuoti. E dunque mi aspetto a stretto giro che tutti i movimenti che ruotano nella galassia di centrodestra, con un atto di estremo coraggio si mettano in gioco, rinuncino ai propri particolarismi, selezionino una rinnovata classe dirigente (con primarie del centro destra), aprano ai movimenti della galassia liberale, investano in diffusione delle idee e della cultura liberal-liberista, archivino il passato ed elaborino un programma elettorale semplice e chiaro articolato nei seguenti punti:
MENO STATO E PIU' MERCATO 
CONCORRENZA E COMPETIZIONE (per davvero, non all'Italiana)
APERTURA AL MERITO, CREAZIONE DI OPPORTUNITA' (lo Stato non deve dare, deve creare le condizioni perchè gli individui possano esprimere al meglio le proprie potenzialità!)
TUTELA DELLA LIBERTA' INDIVIDUALE
LIBERTA' DI COSCIENZA SUI TEMI ETICI
RIFORMA RADICALE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
RIFORMA RADICALE DELLE ISTITUZIONI, uno Stato più snello, diritti realmente garantiti

lunedì 26 maggio 2014

sulla sconfitta di Scelta Europea alle recenti elezioni

occorre fare profonda autocritica e analizzare i dati. cambiare nome e simbolo per Fare è fondamentale ma non basta. 
  • dobbiamo chiederci dove ci vogliamo collocare, se vogliamo restare autonomi o accettare di contribuire al rafforzamento del bipolarismo, cercando per esempio di costruire un nuovo centro destra (ma nuovo per davvero!) ispirato ai principi del merito, della concorrenza, del mercato. 
  • è evidente che in Italia non esiste (forse non è mai esistita) una destra sul modello europeo, vogliamo costruirla noi? o vogliamo continuare a fare da pungolo ai partiti di destra e sinistra attualmente esistenti? come ci poniamo rispetto a Renzi? io partirei da qui. 
  • le ultime elezioni ci stanno dimostrando una tendenza sempre più frequente dell'elettorato verso i partiti di massa: perchè non lavorare da dentro per rinnovarli? sono tutte domande le mie a cui credo si debba provare assieme, senza pregiudizi a rispondere...
e senza dimenticare che, poichè viviamo in un paese tendenzialmente socialista, dobbiamo anche contribuire allo sviluppo di una cultura liberale e soprattutto liberista - operazione questa che richiede tempo e pazienza

giovedì 1 maggio 2014

Tirando le somme...l'impatto con la cultura del Common Law

Study-visit a Philadelphia (http://eccle.eu/course_programs.php): Unforgettable and Open-minding.
Con questi due aggettivi riassumerei l'esperienza di 10 giorni negli States, 7 passati nelle corti di Philadelphia e 3 per le strade di New York, oltre che in visita alla Columbia University. In soli 10 giorni, grazie all'iniziativa e ai contatti degli organizzatori, abbiamo potuto conoscere in maniera molto efficace la cultura americana in generale, la tradizione giuridica di common law in particolare.
L'impatto è stato, per quel che mi riguarda, decisamente positivo.
Gli Americani: estremamente attaccati alla propria bandiera, capaci di rendere oggetto di marketing e di "apprendimento in maniera divertente" la propria storia (fatevi un salto a Philadelphia al Constitution Center, poi ne parliamo) ma al contempo attenti alla solennità di alcuni luoghi (vedi Ground Zero a New York). Ho incontrato persone orgogliose del proprio lavoro, ad alti livelli di carriera (procuratori federali, giudici, il capo dell'FBI di Philadelphia...) ma dotate di grande entusiasmo ed umiltà, che ti trattavano alla pari, si soffermavano ad ascoltarti e rispondere ai tuoi quesiti.
La giustizia. Ho già detto altrove come la cosa che più mi ha impressionato sia il fatto che tendenzialmente in 1 mese si può chiudere un processo penale per murder. Dalla jury selection ai closing arguments, tutto in un mese. Udienze una dietro l'altro, i giurati del resto devono poter tornare quanto prima alle loro occupazioni. Svolgimento silenzioso e ordinato delle udienze. Attenzione alla persona e ai suoi diritti. Parità effettiva tra accusa e difesa. Solennità. Attenzione al fatto, sia in penale sia in civile. L'idea che a decidere sia il popolo (We the people) e che il Giudice sia solo garante della procedura (istruisce la giuria).
Ricorderò sempre la testimonianza della madre della vittima che, davanti all'imputato e alla giuria, ringrazia Dio perché lei, a differenza di altri familiari di vittime di omicidio (reato abbastanza frequente in Philadelphia), almeno può guardare negli occhi il responsabile della morte del proprio figlio.

martedì 8 aprile 2014