venerdì 14 febbraio 2014

FARE a CONGRESSO per andare OLTRE FARE


Nel ribadire la mia candidatura a membro della direzione regionale Lombardia in appoggio di Carlo Caresana, ribadisco anche il già manifestato sostegno alla mozione di Michele Boldrin.

Mi candido a tal proposito delegato nazionale chiedendovi supporto (grazie a chi mi invierà il proprio user id, ne servono 10). Sostengo Boldrin nonostante “l'affare Tabacci”. E vi dico anche perchè. Leggete, se avete tempo e voglia, il documento qui sotto.

Punto numero 1. Perchè ho sempre sostenuto che il progetto deve andare oltre le persone. Noi dobbiamo costruire qualcosa che non c'è ancora e che comunque deve essere destinato a durare a prescindere da chi sarà il leader.

Punto numero 2. Tabacci non mi fa impazzire neanche a me, cosa credete? Però non lo stiamo mica sposando. Tabacci resta altro rispetto a Fare. Ha deciso di dialogare con Fare e Fare, come ha già fatto con gli altri movimenti, ha deciso di avviare un confronto. Se sui punti oggetto di confronto troveremo una quadra, ben venga se saremo in due e non più da soli a sostenere la necessità di una seria riforma della pubblica amministrazione, di una completa revisione del folle sistema fiscale italiano, di una rivoluzione aperta al merito e alla competenza, di riforme istituzionale etc....

Punto numero 3. Io sono liberale, liberista e anche libertario. Ma autodefinirsi tali serve a ben poco. Bisogna fare, mettere in azione iniziative liberali, liberiste ecc....Preferisco uno che non si proclami liberista ma faccia cose liberiste piuttosto che uno che si proclami liberale, liberista ecc....ma o non ha la possibilità di dimostrare di essere tale (perché banalmente non ha consistenza numerica tale da poter aver voce nel dibattito pubblico) oppure ha la possibilità di fare le cose e le fa male tradendo la presunta vocazione liberale (un tale Berlusconi Silvio per esempio).

Punto numero 4. Guardo al futuro. Un anno di Fare è stato bellissimo. La campagna elettorale con Giannino che grida allo Stato Ladro me la porto nel cuore. Ma i tempi sono cambiati e non possiamo permetterci il lusso della nostalgia. Dobbiamo guardare avanti. Il che significa ricordarci chi siamo e da dove veniamo, preservare lo spirito originario ma guardare avanti. Ricordarci cioè perchè siamo nati e dove volevamo e ancora oggi vogliamo andare.

La risposta è che noi siamo nati per mandare a casa una classe dirigente. La strada dei duri e puri non ha pagato, e il sistema Italicum renderà tutto più difficile.

Dunque, che Fare?

O mandare tutto al diavolo e rassegnarsi a vivere in un Paese che ormai non è più nemmeno in declino, ma è alla deriva.

O munirsi di una sana dose di realismo, dialogare con le forze meno compromesse, mantenendo fermi i nostri valori e punti imprescindibili, e cercare di avere voce in capitolo e spazio per fare le nostre proposte. Questo non significa affatto, secondo me, gettare il tutto alle ortiche. Significa far viaggiare ancora le nostre idee su binari diversi – avendo cura però di non andare a deragliare.

SULL'ORGANIZZAZIONE INTERNA

Ci stiamo strutturando, siamo migliorati su molti aspetti, abbiamo ancora tanto da fare. Questo non lo nego, anzi. Però do anche atto al difficile lavoro di chi a Fare si dedica anima e corpo sottraendo energie al proprio lavoro e vita.

Io farei di meglio? Mah non lo so e proprio perchè so che si tratta di un lavoro arduo e difficile non mi permetto di giudicare gli altri guardando dall'alto. Certo rilevo criticità e mi auguro che col nuovo corso vengano emendate.

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