lunedì 27 ottobre 2014

Assemblea Nazionale di Fare - verso il congresso 2015

Cari amici del Comitato di Gestione Transitoria,

Cari amici Delegati,

rassegno con questa mia comunicazione le dimissioni da delegato Nazionale.
Una formalizzazione tardiva, e me ne scuso, ma che di fatto è la logica conseguenza delle mie scelte più recenti, tra cui come a molti ormai noto quella di combattere la battaglia per le idee in cui credo (che son sempre le stesse: merito, responsabilità, libertà, concorrenza) in una nuova casa e con nuovi amici.

All’ultima Assemblea Nazionale non ho partecipato ma ho delegato Franco Puglia, sostenendo in toto la sua mozione. Fare per me andava sciolto già a maggio/giugno. In applicazione di un principio banale, quello dell’assunzione di responsabilità. Non siamo riusciti a far comprendere il nostro messaggio agli elettori. Abbiamo preso la seconda sonora batosta. Non significa che dobbiamo arrenderci nè che dobbiamo rassegnarci. Ma dobbiamo ripensare tutto. Azzerare Fare e inventarci qualcos’altro….

Inventarci qualcos’altro….ma cosa? Sul punto non ho visto e tuttora non vedo progetti molto chiari.
Ragione per cui ho deciso di fare una chiara scelta identitaria. Non c’è bisogno del resto di inventarsi un Partito Liberale in Italia. Il Partito Liberale c’è già ed ha una lunga tradizione, si tratta solo di farlo crescere, consolidarlo, riaffermarne i valori e l’identità. Ragion per cui ho deciso di portare avanti le mie idee nel PLI, lo storico Partito Liberale Italiano del quale oggi con orgoglio sono Consigliere Nazionale.

Al contempo voglio dare supporto agli amici del Tea Party, con la sacrosanta battaglia anti-tasse.

Quindi come vedete non mollo, perchè non possiamo permetterci di mollare. E' che allo stato trovo il Paese abbia bisogno di azione e non di discussioni su statuti, simboli e nomi....Riparto dunque da realtà solide ed esistenti, un partito (il PLI) e un movimento trasversale (il Tea Party) entrambi connotati da messaggi molto chiari e diretti.

Apprezzo e stimo tutti Voi che ancora credete nel progetto di Fare. Sono sicuro che le nostre esperienze alla fine convergeranno….su battaglie comuni prima ancora che in un unico grande soggetto liberale.
Per me purtroppo, lo ribadisco, l’esperienza di Fare è chiusa, da maggio a oggi Fare è scomparso e non ha espresso posizione su nulla.
Mi duole peraltro leggere che Corrado Rabbia  e i Giovani di Fare che avevano ruoli in DN si siano dimessi - non è certo un segnale incoraggiante, anche perchè si trattava di persone di grande valore che ho conosciuto e apprezzato.

Vi auguro di cuore buon lavoro, continuerò a seguirvi sempre con interesse. Spero di sbagliarmi e di sentir presto parlare nuovamente di Fare.

Inutile dire che mi porterò sempre nel cuore Fare, inteso prima ancora come soggetto politico come esperienza di vita e comunità umana.

Edoardo Colzani

sabato 25 ottobre 2014

Mentre si svolge la Leopolda di Renzi....alcune considerazioni sulla Leopolda Blu

La Leopolda Blu o Leopolda del Centrodestra, tenutasi il 18 ottobre scorso a Milano, non ha avuto forse la stessa visibilità mediatica della Leopolda Renziana. Solo la rivista Formiche ha dedicato all'evento un degno approfondimento.
Eppure si trattava di un evento significativo e importante per la vita del centrodestra o di quel che del centrodestra in Italia oggi resta.
In un'Italia bipolare nei fatti dove peraltro il fenomeno Renzi attira su di sé i voti oltre che della sinistra, del centro e della destra, esiste ancora un'area elettorale che non si rassegna a morire renziana e vuole ripristinare le normali regole del gioco, dando all'Italia una forza di sinistra che faccia la sinistra e una forza di destra che faccia la destra.
Meglio, una forza di centro-sinistra e una forza di centro-destra.
La Leopolda Blu è stato un primo e importante esperimento nella galassia di centro destra. Anzitutto è stato un primo tentativo di mostrare come in Italia  può esistere una forza di centro-destra anche indipendentemente da Silvio Berlusconi. Anzi, la forza di centro-destra che dovrebbe nascere (o rinascere, anche questo è stato oggetto di dibattito: io aderisco alla tesi per cui oggi il centrodestra è morto) dovrà essere indipendente da SB, il che significa che non dovrà necessariamente schierarsi con o contro il personaggio. Quello che conta sono le idee, quello che conta è la squadra che si dovrà formare. L'esperimento è stato positivo perché ha permesso di radunare e far dialogare le varie anime del centrodestra. Sì, il centrodestra italiano è molto variegato ma ci sono i presupposti per potenzialmente creare una base comune.
Mi auguro ovviamente che la cosa non finisca qui ma ci sia un seguito.
Due indicazioni operative per il futuro:
1) ridurre le passerelle dei politici, dare più spazio ai volti e alle idee nuove chiarendo che non siamo qui solo per aiutare ma abbiamo l'ambizione di rinnovare la classe dirigente dell'attuale centro destra selezionando in base a talento, competenza, merito;
2) dare maggior spazio al programma, riempire di contenuti il "contratto per il centrodestra".
Mi ha molto colpito oggi in tv un'immagine della Leopolda Renziana: tanti tavoli di lavoro tematici...
Ecco da qui mi aspetto si riparta alla prossima Leopolda Blu.
 

martedì 14 ottobre 2014

Fusione dei Comuni

Non posso esimermi dal prendere posizione in merito al dibattito che sta nascendo su questa testata in merito alla fusione dei comuni. Un tema a me caro e sul quale avevo già avuto modo di esprimermi tempo fa sempre su questo portale, con riguardo in particolare alla mia realtà locale (Barzanò): auspicavo allora come auspico adesso un processo di fusione coi comuni limitrofi: Viganò, Sirtori, Cremella. Sì perché a me le cose fatte a metà non piacciono. E se devo riconoscere che l'unione dei servizi è pur sempre un passo a vanti, non posso rassegnarmi ad accettare che oltre non si possa andare. Forse semplicemente non lo si vuole. I vantaggi della fusione sono stati ben sintetizzati da Giovanni Zardoni e dunque non intendo aggiungere altro al riguardo.
Anche la individuazione del percorso istituzionale da seguire mi sembra corretta e la appoggio. Voglio allora inserirmi nel dibattito e dare il mio contributo a partire da alcune osservazioni all'intervento di Claudio Brambilla. In primo luogo,è vero ahinoi che i lombardi, ma più in generale gli italiani, sono un popolo che si rassegna facilmente. Siamo sudditi di uno Stato che calpesta i nostri diritti e che ci spreme quotidianamente ogni giorno di più. Il rapporto Stato contribuente è un rapporto totalmente sbilanciato. I comuni oggi si trovano loro malgrado ad essere gli esecutori di forsennate politiche fiscali che provengono dall'alto e ciò peraltro senza averne alcun ritorno ma anzi solo tagli. In secondo luogo, condivido l'appello ai nostri parlamentari locali affinché sempre più si facciano portatori delle istanze delle realtà territoriali che rappresentano. Tuttavia non condivido la diffidenza di Brambilla verso la fusione.
Cancellare secoli di storia...bah non è detto. Qui non si sta parlando di cancellare identità e tradizioni. Si sta parlando di operare una semplificazione del sistema di rappresentanza territoriale, di ottimizzazione delle risorse umane, di servizi potenzialmente più efficienti. Nulla toglie che identità e tradizioni possano comunque sopravvivere e anzi uscirne rafforzate. Il fatto che lo Stato, anche una volta operata la fusione, proseguirà con la sua attività di sottrazione delle risorse (ahinoi lo temo anch'io) non ci deve comunque far perdere di vista i benefici che in ogni caso nell'immediato la fusione dei comuni ci può dare e che Zardoni ha già ricordato: taglio ai costi della politica, risparmio in termini di spesa nella gestione degli uffici e dei servizi, un solo bilancio, una maggiore efficienza e una visione di insieme territoriale. Concludo rilanciando un appello già lanciato tempo fa ai comuni limitrofi a Barzanò: iniziamo anche noi, con serietà e senza pregiudizi, a discutere di fusione, avviamo uno studio, sentiamo i cittadini. Da parte mia piena disponibilità.
Edoardo Colzani - Consigliere Comunale di Barzanò (PLI-Partito Liberale Italiano)

mercoledì 8 ottobre 2014

mia lettera alla nuova DN del PLI - considerazioni a margine del congresso

LETTERA DI UN GIOVANE TESSERATO

Cari membri della nuova Direzione Nazionale del PLI,

a tutti Voi anzitutto un augurio di buon lavoro. Confido e confidiamo (penso di poter parlare in questo senso anche a nome di tutti gli iscritti) in tutti in Voi - e non mancherò/mancheremo di attivarci per supportarvi al massimo - per una nuova stagione di battaglie politiche che veda in prima linea sui territori e a livello nazionale il nostro storico Partito.

Ma lasciate che brevemente mi presenti perchè sono abbastanza nuovo all’interno di questo movimento e ahimè non ho potuto per motivi professionali sopravvenuti vivere assieme a voi la magica esperienza del Congresso di Roma/ho avuto per il momento contatti solo con pochi di voi. Ho 29 anni, un dottorato di ricerca, sono avvocato, consigliere comunale di un piccolo paese della Brianza - vi scrivo dalla provincia di Lecco. Non sono nuovo quanto a esperienze politiche, vengo da due anni di attiva militanza in Fare per Fermare il Declino. Tralascio le motivazioni che mi hanno portato al PLI e vengo direttamente al succo della mia lettera.

Ho seguito gli interventi congressuali da Radio Radicale e trovato spunti interessanti.

Primo tra tutti quello più volte evidenziato in diversi interventi che se vogliamo tornare a far conoscere il Partito Liberale, la prima cosa che dobbiamo fare è battere il territorio, farci identificare dalla gente, portare nei consigli comunali nostri amministratori, stringere attraverso le realtà locali legami con la gente, diventare dei punto di riferimento, farci conoscere come gente per bene e onesta, gente che lavora, gente che ha davvero a cuore il bene comune. Solo così - e lo sostenevo già in tempi non sospetti, ai congressi di Fare - potremo farci conoscere nuovamente sul territorio, radicarci e pensare di poter gareggiare anche sul livello nazionale. Ovviamente non dobbiamo trascurare la politica nazionale. Ma anche qui il modo migliore è quello dei gazebo e volantinaggi sul territorio. Soprattutto nella prima fase, saremo pochi ma non dobbiamo scoraggiarci. Se non potremo fare un gazebo perchè siamo troppo pochi, saranno anche solo sufficienti azioni sparse di volantinaggio e qualche comunicato stampa sulle testate locali. Purchè circoli nuovamente il nostro simbolo, il nostro nome.

Non dimentichiamoci poi che in realtà non saremo mai soli. Perchè i liberali sono tanti...ma dispersi! 
E allora, e qui riprendo un secondo argomento toccato nel congresso, ben venga la raccolta di tutte le sigle liberali, ben venga il dialogo tra i vari movimenti, ben vengano iniziative congiunte. Ottima a tal riguardo l’iniziativa partita proprio dal nostro PLI per l’abolizione delcanone RAI, bellissimo il Liberal Camp, apprezzatissimi i saluti degli altri partiti al nostro congresso. E sapete che c’è? Anche la fallimentare esperienza di Scelta Europea tutto sommato è servita a qualcosa: a farci incontrare, conoscere, lavorare assieme tutti quanti.

Terzo tema: la collocazione e l’identità del PLI. Un tema sicuramente complesso ma che forse è prematuro affrontare già oggi. Dobbiamo anzitutto ripartire dai territori, farci conoscere e crescere numericamente. Solo quando saremo strutturati potremo decidere se stare a destra, sinistra o al centro. Per il momento dobbiamo semplicemente affermare la nostra identità liberale in un paese che tutto è fuorchè liberale - citando Luigi Zingales, essendo l’Italia un paese socialista, oggi altro non siamo che dei Panda che rischiano l’estinzione. Fortunatamente estinti non siamo - e di ciò vanno ringraziate anche le Presidenze precedenti - ma il rischio estinzione è sempre alto, specie con uno scenario politico e una legge elettorale che portano verso un bipolarismo. Quindi riaffermiamo la nostra identità, innalziamo le nostre percentuali. Se stare a destra o a sinistra poi non sarà un discorso di convenienza politica ma di affinità. Auspico se ci saranno alleanze con quel partito che più di ogni altro ci darà garanzie di tutela della libertà individuale e di apertura al mercato. Ma lo ripeto, per ora il problema non si pone. Pensiamo a crescere.

Quarto e ultimo tema che mi pare importante è quello organizzativo. A tal proposito i migliori auguri di buon lavoro al Coordinatore Nazionale Organizzativo Daniele Toto cui spetta un compito di enorme importanza. Far in modo che il partito dialoghi e le informazioni circolino a tutti i livelli è di estrema importanza, ma al contempo una delle sfide più difficili specie in un contesto come quello attuale dove l’avvento dei new media ha rivoluzionato il modo di comunciare e le aspettative degli utenti sono sempre più alte. 

Da ultimo vorrei toccare un punto che, forse non in maniera esplicita, è stato trattato (o se è stato trattato colpevolmente me lo sono fatto sfuggire nell’ascoltare via web gli interventi): i Giovani Liberali Italiani. Proprio mentre si celebrava il nostro congresso, il sito web Formiche.net dava ahinoi l’annuncio delle dimissioni del Segretario Nazionale Giovanile e dei giovani al suo seguito. Essendo nuovo in questa casa, non ho ben afferrato i motivi della scelta dei giovani e attenderò i comunicati ufficiali. Penso che però sia un segnale che in ogni caso debba essere approfondito dalla nuova Direzione Nazionale. Auspico contatti, incontri, un confronti franco tra tutti ma che la spaccatura venga sanata e si riesca a trovare tra tutti un accordo. Se posso permettermi, non sottovalutate mai i giovani. I giovani sono una grande ricchezza. Hanno (abbiamo, mi ci metto dentro anch’io ovviamente) voglia di fare, capacità di sognare e volare alto ma al contempo ritornare coi piedi per terra e affrontare la realtà. Abbiamo progettualità, competenze che siamo desiderosi di mettere al servizio del partito e della comunità. Ho avuto l’onore, quando ero in Fare, di partecipare alla nascita del Forum “Giovani per Fare” - un’opportunità straordinaria, un’esperienza che non dimenticherò. Se oggi, nonostante tutto, Fare è ancora vivo e si sta riorganizzando un grosso merito va ai ragazzi che
si sono impegnati, ci hanno messo la faccia perchè non si rassegnavano a vedere morire l’unico partito che li rappresentava. Io ho combattuto quella battaglia, correndo come candidato allaDirezione Regionale Lombarda, per esempio. Oggi ho deciso di correre la mia battaglia altrove, qui in questa nuova casa / le mie idee sono sempre le stesse ma ho deciso di metterle al servizio di un diverso contenitore politico. 

Auspico che il Partito Liberale Italiano possa ritornare sulla scena politica e possa venire riscoperto da chi già ha avuto la possibilità di conoscerlo ed apprezzarlo e possa invece essere scoperto dai giovani. Mi auguro che i giovani possano conoscere i Grandi Maestri cui si rifanno le nostre idee ma che soprattutto possano vedere nel caro vecchio Partito Liberale il contenitore perfetto per far viaggiare le loro battaglie e sollevare le loro istanze: per una rivoluzione autenticamente liberale improntata su libertà, individuo, merito, responsabilità. 

Con stima e rinnovandovi gli auguri di buon lavoro

EDOARDO COLZANI