mercoledì 27 marzo 2013

Romano Perissinotto: #Aperitour

Romano Perissinotto: #Aperitour: Addio Montezemolo e Giannino, avanti tutta con Matteo Renzi? 13 - 03 - 2013 di Bruno Guarini        E’ recentemente comparso su twitte...

martedì 26 marzo 2013



riporto da http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/07/Liberali_destra_liberali_sinistra_co_0_0105077393.shtml


LA STANZA DI MONTANELLI

Liberali di destra e liberali di sinistra

La stanza di MONTANELLI Liberali di destra e liberali di sinistra Caro Montanelli, L e sarei grato se fosse così gentile da spiegare a me e ai lettori, in una delle prossime «stanze», qual è differenza che intercorre tra un liberale di destra e un liberale di sinistra. Sui libri di storia queste parole si incontrano molto spesso ma io, sinceramente, non ho ancora capito in che cosa effettivamente consista tale differenza: sono sicuro che lei non solo conosce il significato di questi termini, ma mi saprà indicare quali effetti pratici hanno prodotto e producono nella società queste diverse scelte ideologiche. Salvatore Signoretta salvatore signoretta@tin.it Caro Signoretta, P oiché di domande come la sua me ne affiorano, nelle lettere da cui sono ingolfato, quasi ogni giorno, cercherò di darvi una risposta nei termini più sintetici e concreti. Cominiciamo intanto col dire che, prima che una scelta ideologica, quella liberale è una scelta di civiltà: nel senso che ha diritto a considerarsi e ad essere considerato liberale chiunque rispetta le opinioni diverse ed anche opposte alle sue. Ecco perché si può essere liberali anche militando sotto altre bandiere: quelle per esempio socialiste o cattoliche: basta che i loro militanti non pretendano di essere depositari di Verità assolute che escludono tutte le altre e d' imporre quella propria con gli strumenti del potere: la censura e il resto. Ecco il punto in cui il liberalismo si differenzia dalla democrazia che con la sua religione della maggioranza rischia molto spesso di diventare, in nome di essa, dispotica. L' oltranzista della democrazia crede che il numero sia il metro di tutte le cose e abbia il potere di rendere buone anche quelle cattive. Il liberale, quello vero, non rinunzia affatto a giudicarle secondo il suo metro morale, anche se riconosce il diritto della maggioranza a realizzare le sue volontà. Purché rispetti quello della minoranza e, se del caso, a condannarle, sempre - si capisce - coi mezzi legali della critica e della persuasione. Il democratico, quando ha il numero, crede di avere tutto e di essere autorizzato a sovvertire, in nome di esso, anche la legalità. Fu la democrazia dei giacobini, non certamente il liberalismo dei girondini, a inventare la ghigliottina. Non dimentichiamolo. Stabiliamo dunque il punto fondamentale. L' ideale della democrazia, in nome della maggioranza, è l' eguaglianza, cioè l' abolizione, anche con la violenza, di qualsiasi distinzione fra persone, ceti, qualità, meriti e colpe. L' ideale del liberalismo è, come dice la stessa parola, la libertà, perché solo nella libertà, cioè in una condizione che lo affranchi da qualsiasi vincolo e controllo, l' uomo trova lo stimolo a dare il meglio di sé per arrivare più in alto che può sia socialmente sia economicamente. Ma è a questo il punto che prendono corpo due scuole di pensiero entrambe liberali, ma secondo una metodica diversa, anzi opposta. Questo conflitto trovò il suo campo di sperimentazione in Inghilterra, nel momento in cui scoppiò il contrasto tra il liberalismo tradizionale, quello conservatore (Tory) e quello riformista (Whig), ingenerato dalla rivoluzione industriale con le sue masse operaie sfruttate fino al midollo in nome della libertà di una concorrenza che si esercitava soprattutto sulla riduzione dei costi, cioè dei salari. Attenti, dicevano i Whig, una libertà senza freni creerà una società di pochi privilegiati intenti a scannarsi tra loro in una crescente moltitudine di affamati che alla fine (e questa era infatti la previsione di Marx) s' impadroniranno dei mezzi di produzione - macchine e capitali - per gestirseli in proprio. Di qui, la necessità di una legislazione «sociale» che, pur conservando al singolo il diritto a far valere i propri meriti, lo costringa a rispettare quelli dei suoi sottoposti, collaboratori e maestranze. Sulla fine dell' Ottocento e nei primi decenni del Novecento questo conflitto scoppiò anche in Italia, e fu quello che si accese fra i liberal-conservatori alla Crispi, Di Rudinì, Salandra ecc. che volevano uno Stato risolutamente garante dei diritti del singolo e dei suoi privilegi, e il liberal-riformista Giolitti, che dette alle masse popolari, fin allora tenute fuori dal gioco democratico, i due strumenti per entrarci: il diritto di voto e quello di sciopero. Naturalmente questa non è che una sinossi grossolana e sommaria, come tutte le sinossi, di un processo che richiederebbe ben altri approfondimenti. Ma spero che basti per far capire a lei, e a quanti si pongono la sua stessa domanda, in cosa consiste, sostanzialmente, la differenza fra il liberalismo di destra (Crispi) e quello di sinistra (Giolitti).

lunedì 25 marzo 2013

ancora sulle mie dimissioni

Mi si chiede un approfondimento sul perchè delle mie dimissioni.
Perchè - se il programma lo condividi ancora - te ne vai?
Semplice, dico io: me ne vado proprio perchè al programma ci tengo e voglio vigilare dall'esterno sulla sua attuazione.
Le questioni di metodo prima di tutto. Anche qui, qualcuno potrebbe dire, che c'entra il metodo? Il metodo c'entra eccome. Uno dei punti fermi di Impegno Civico era "fare, ma fare bene".
Fare bene significa fare programmazione anzitutto.
Significa tradurre il programma e le linee di mandato in un crono-programma dei lavori con indicazione delle modalità e scadenze precise su come fare le cose. Io questo crono-programma non l'ho mai visto.
Fare bene significa dialogare e confrontarsi.
Benissimo gli incontri coi cittadini, malissimo la gestione del consiglio comunale.
Non s'era detto restituire dignità ai consigli comunali?
Non ho ancora visto un dibattito serio e pacato, solo schiamazzi e battibecchi tra Sindaco ed ex Sindaco.
Fare bene significa comunicare bene.
Di fronte a buoni risultati ottenuti è mancata una comunicazione efficace verso l'esterno.
La notizia rilevante sulla vita barzanese è che l'ex casa del Fascio passa da Caserma dei Carabinieri a magazzino? Comunicazione gestita male: che rilievo pubblico ha questa notizia? come può giovare all'immagine dell'Amministrazione? Dov'è la progettualità? Non s'era mica detto che al posto della Caserma si voleva un polo culturale? Ok non si può fare però.....io avrei gestito la comunicazione diversamente...

sabato 23 marzo 2013

il comunicato stampa delle mie dimissioni


Ieri sera ci siamo riuniti come gruppo consiliare. E' stata l'occasione per fare il punto sulle cose fatte in circa un anno e mezzo di amministrazione. Se da un lato dobbiamo fare i conti col Patto di Stupidità e pertanto non è stato possibile fare tutto quello che avremmo voluto, notiamo un segno di discontinuità col passato: c'è una maggiore attenzione da parte degli amministratori alla persona e ai servizi. Siamo stati precursori rispetto alla politica nazionale, ponendo tra gli obiettivi del primo anno la Buona Amministrazione. Abbiamo in cantiere un progetto estremamente innovativo (wi-fi) che entro la primavera dovrebbe diventare realtà. Grande dispiacere è non poter mettere mano già ora alle vecchie scuole elementari, ma inizieremo quantomeno a lavorare sui progetti.”
Così mi esprimevo sulla pagina facebook di Impegno Civico per Barzanò tempo fa (20 ottobre 2012 ore 11.45). Parlavo allora nella mia veste di capogruppo consiliare di maggioranza.
Il mio pensiero sull'operato dell'Amministrazione a distanza di tempo non è affatto cambiato. Il mio ruolo in Consiglio Comunale sì.
Non sarò più dalla prossima seduta il capogruppo di Impegno Civico, sono fuori dal gruppo per mia scelta. Resto ancora in Consiglio Comunale, ma come Indipendente, al di là dei gruppi consiliari attualmente esistenti.
E' stata una mia scelta, meditata e consapevole. No, non un colpo di testa. E non rinnego quel programma che io stesso ho con convinzione contribuito a scrivere. Non intendo nemmeno cancellare i quasi due anni di amministrazione trascorsi. Una bella esperienza, tanti progetti messi in cantiere, specie in campo culturale e sociale. Ringrazio chi mi ha dato fiducia e mi ha permesso di lavorare a questi progetti. Ma ritengo che il mio contributo all'Amministrazione Comunale possa e debba proseguire in forme diverse. Poichè credo nella rotazione delle cariche e credo altresì che non ci sia nessuno di indispensabile, mi faccio da parte come capogruppo e lascio ad altri la possibilità di proseguire al mio posto nel coordinamento del gruppo.
Ma non basta. Poichè ho recentemente manifestato perplessità e vedute discordanti rispetto a parte del gruppo consiliare su come debba proseguire il percorso avviato in questi due anni (e sintetizzato nelle mie dichiarazioni del 20 ottobre 2012) e siccome per me le questioni di metodo hanno lo stesso peso delle questioni di sostanza mi sembra corretto per ragioni di trasparenza interna ed esterna collocarmi in consiglio comunale al di fuori del gruppo di Impegno Civico piuttosto che dall'interno del gruppo sollevare dei distinguo sul metodo.
Per me fare politica significa essere trasparenti nei confronti dei cittadini, nei confronti dei proprio colleghi consiglieri di maggioranza e minoranza oltre che soprattutto coerenti con se stessi.
Sono caratterialmente uno spirito libero, penso di poter contribuire al paese con un apporto di idee e di proposte e per questo ritengo di dover rimanere in consiglio e lavorare nell'interesse di tutti i cittadini. Ciò peraltro nel pieno rispetto del regolamento del Consiglio Comunale e dello Statuto Comunale che sanciscono il divieto di mandato imperativo e il diritto del consigliere a restare in consiglio come indipendente rispetto ai gruppi esistenti. Da indipendente potrò in maniera più trasparente prendere una posizione chiara sui provvedimenti e le proposte – da qualunque parte provenienti – che verranno poste all'attenzione del consiglio comunale.
Come ho sempre detto il consiglio comunale attualmente in carica ha portato al paese un'aria nuova, aprendo a tanti neofiti della politica e garantendo un'ampia rappresentatività di tutti i cittadini. Sono orgoglioso di farne parte e ringrazio tutti i consiglieri del loro prezioso apporto. Ribadisco la mia volontà di collaborare con tutti, al di là delle appartenenze a questo o quel gruppo, nell'interesse esclusivo del paese e in aderenza a questi semplici e chiari principi di matrice liberale:
  1. merito
  2. responsabilità
  3. meno tasse
  4. meno sprechi
  5. trasparenza
  6. efficienza ed efficacia della p.a.
I cittadini che vorranno seguire il mio impegno in consiglio comunale e dialogare con me sui problemi del paese potranno farlo – oltre che fermandomi per strada come spesso capita – anche attraverso il mio blog personale http://edoardocolzani.blogspot.com
Edoardo Colzani – consigliere indipendente 

giovedì 21 marzo 2013

Amministrare secondo me....

1) DEFINIRE UN METODO DI LAVORO CONDIVISO
2) PREMIARE IL MERITO
3) ATTRIBUIRE RESPONSABILITA'
4) DARE INDICAZIONI CHIARE E PRECISE
5) DARE OBIETTIVI STRATEGICI
6) FARE PROGETTI LUNGIMIRANTI
7) EVITARE GLI SPRECHI

.................................................................................semplice, no?


AGGIORNAMENTO DEL 23 MARZO 2013

Gestire l'ordinario = Sindaco amministratore di Condominio (con tutto rispetto per gli amministratori di condominio!)

Fare Progetti = Sindaco lungimirante e con a cuore il proprio paese

In difesa del giornalista Oscar Giannino - Beppe Scienza - Il Fatto Quotidiano

In difesa del giornalista Oscar Giannino - Beppe Scienza - Il Fatto Quotidiano

martedì 12 marzo 2013

Mandato parlamentare, libero o imperativo? « Partito Liberale Italiano

Mandato parlamentare, libero o imperativo? « Partito Liberale Italiano

L'unica ricetta per uscire dalla crisi....


I 10 interventi per la crescita di Fare per Fermare il declino



1 Ridurre l'ammontare del debito pubblico. E' possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.
2 Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni. La spending review deve costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a partire dai costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese (inclusi gli organi di informazione). Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire vera equità inter—e intra—generazionale.
3 Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.
4 Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d'ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.
5 Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.
6 Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati economici o corruttivi.
7 Far funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità. Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far crescere l'efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere l'indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema carcerario umanizzato.
8 Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.
9 Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio.
10 Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l'obbligo della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa "questione meridionale" va affrontata in questo contesto, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell'ultimo mezzo secolo.

    sabato 9 marzo 2013

    Appello a Beppe Grillo / Repubblica.it


    Caro Beppe Grillo, cari amici del Movimento 5 Stelle,

    Una grande occasione si apre, con la vostra vittoria alle elezioni, di cambiare dalle fondamenta il sistema politico in Italia e anche in Europa. Ma si apre ora, qui e subito. E si apre in questa democrazia, dove è sperabile che nessuna formazione raggiunga, da sola, il 100 per cento dei voti. Nessuno di noi può avere la certezza che l’occasione si ripresenti nel futuro. Non potete aspettare di divenire ancora più forti (magari un partito-movimento unico) di quel che già siete, perché gli italiani che vi hanno votato vi hanno anche chiamato: esigono alcuni risultati molto concreti, nell’immediato, che concernano lo Stato di diritto e l’economia e l’Europa. Sappiamo che è difficile dare la fiducia a candidati premier e a governi che includono partiti che da quasi vent’anni hanno detto parole che non hanno mantenuto, consentito a politiche che non hanno restaurato ma disfatto la democrazia, accettato un’Europa interamente concentrata su un’austerità che – lo ricorda il Nobel Joseph Stiglitz – di fatto «è stata una strategia anti-crescita», distruttiva dell’Unione e dell’ideale che la fonda.
    Ma dire no a un governo che facesse propri alcuni punti fondamentali della vostra battaglia sarebbe a nostro avviso una forma di suicidio: gli orizzonti che avete aperto si chiuderebbero, non sappiamo per quanto tempo. Le speranze pure. Non otterremmo quelle misure di estrema urgenza che solo con una maggioranza che vi includa diventano possibili. Tra queste: una legge sul conflitto di interesse che impedisca a presenti e futuri padroni della televisione, della stampa o delle banche di entrare in politica; una legge elettorale maggioritaria con doppio turno alla francese; il dimezzamento dei parlamentari il più presto possibile e dei loro compensi subito; una Camera delle autonomie al posto del Senato, composta di rappresentanti delle regioni e dei comuni; la riduzione al minimo dei rimborsi statali ai partiti; una legge anti-corruzione e anti-evasione che riformi in senso restrittivo, anche aumentando le pene, la disciplina delle prescrizioni, bloccandole ad esempio al rinvio a giudizio; nuovi reati come autoriciclaggio, collusione mafiosa, e ripristino del falso in bilancio; ineleggibilità per condannati fin dal primo grado, che colpisca corruttori e corrotti e vieti loro l’ingresso in politica; un’operazione pulizia nelle regioni dove impera la mafia (Lombardia compresa); una confisca dei beni di provenienza non chiara; una tutela rigorosa del paesaggio e limiti netti alla cementificazione; un’abolizione delle province non parziale ma totale; diritti civili non negoziati con la Chiesa; riconsiderazione radicale dei costi e benefici delle opere pubbliche più contestate come la Tav. E vista l’emergenza povertà e la fuga dei cervelli: più fondi a scuola pubblica e a ricerca, reddito di cittadinanza, Non per ultimo: un bilancio europeo per la crescita e per gli investimenti su territorio, energia, ricerca, gestito da un governo europeo sotto il controllo del Parlamento europeo (non il bilancio ignominiosamente decurtato dagli avvocati dell’austerità nel vertice europeo del 7-8 febbraio).
    Non sappiamo quale possa essere la via che vi permetta di dire sì a questi punti di programma consentendo la formazione del nuovo governo che decida di attuarli, e al tempo stesso di non contraddire la vostra vocazione. Nella giunta parlamentare si può fin da subito dar seguito alla richiesta di ineleggibilità di Berlusconi, firmata da ormai 150.000 persone : la fiducia può essere condizionata alla volontà effettiva di darvi seguito. Quel che sappiamo, è che per la prima volta nei paesi industrializzati e in Europa, un movimento di indignati entra in Parlamento, che un’Azione Popolare diventa possibile. Oggi ha inizio una vostra marcia attraverso le istituzioni, che cambieranno solo se voi non fuggirete in attesa di giorni migliori, o peggiori. Se ci aiuterete a liberarci ora, subito, dell’era Berlusconi: un imprenditore che secondo la legge non avrebbe nemmeno dovuto metter piedi in Parlamento e tanto meno a Palazzo Chigi.
    Avete detto: «Lo Stato siamo noi». Avete svegliato in Italia una cittadinanza che vuole essere attiva e contare, non più delegando ai partiti tradizionali le proprie aspirazioni. Vale per voi, per noi tutti, la parola con cui questa cittadinanza attiva si è alzata e ha cominciato a camminare, nell’era Berlusconi: «Se non ora, quando?»

    Remo Bodei
     
    Roberta De Monticelli 
    Tomaso Montanari 
    Antonio Padoa-Schioppa 
    Salvatore Settis 
    Barbara Spinelli 

    venerdì 8 marzo 2013

    DIMISSIONI IRREVOCABILI DA CAPOGRUPPO CONSILIARE IMPEGNO CIVICO PER BARZANO'


    ritengo opportuno nonchè doveroso invitare il gruppo di Impegno civico a designare quanto prima un nuovo capogruppo / da parte mia continuerò l'attività come consigliere semplice, perchè ritengo che in questo momento il contributo che posso dare al gruppo non sia operativo ma di mera vigilanza sugli atti e le proposte che passano in consiglio nonchè di iniziativa

    io credo ancora oggi nel programma di Impegno Civico, penso però sia opportuni ritrovare la grinta e lo spirito del dopo elezioni. Siccome io al momento questa grinta l'ho persa (e al suo posto è subentrata una incazzatura perenne col mondo) ma non voglio mollare - semplicemente perchè credo umilmente di poter dare qualche minimo contributo al paese - chiedo a qualcun altro di prendere le redini del gruppo. 

    Le mie dimissioni dal ruolo sono irrevocabili.