lunedì 1 aprile 2013

interessanti spunti d'analisi....from Gianbattista Rosa

 interessanti spunti d'analisi. mi ritrovo in particolare molto nelle considerazioni di cui al punto 1, l'elettorato ci ha dimostrato di ragionare in ottica bipolare e credo che Fare si inserisca a pieno titolo quale alternativa alla sinistra in sostituzione di un centrodestra troppo accentrato su Berlusconi: occorre dunque intercettare il disagio degli elementi sani nell'attuale centrodestra. Bene anche l'idea di ripartire dal lavoro sul territorio con iniziative e proposte concrete. Sul discorso leadership non so (nè voglio) dare alcun un giudizio, certo è che dal congresso dovrò uscire rafforzato il partito con una struttura e delle solide idee (di cui i 10 punti sono sicuramente la base)
  • UN CONGRESSO PER DECIDERE

    Tre proposte, a titolo personale, per un congresso che non sia solo uno scontro di personalità ma una occasione per rilanciare il nostro movimento, oggi attivissimo a guardarsi l'ombelico al microscopio, nella vita politica reale:

    1) COLLOCARSI AL CENTRODESTRA

    Abbiamo insistito sul superamento delle categorie dx-sx, perchè in parte superate, e perchè il cdx berlusconiano non è una moderna destra liberale. Le elezioni dimostrano però che questa simbologia mantiene intatto il suo richiamo, e che quando lo perde apre spazio al becerume politico assoluto, leggi il grillismo. E' così in tutto il mondo occidentale: i movimenti al di fuori dalle grandi tradizioni liberale-moderata e socialista si gonfiano e poi evaporano, con l'unica parziale eccezione dei verdi tedeschi.
    La nostra proposta politica è di fatto alternativa alla sinistra: perchè mascherarla da trasversale, quando trasversale non è ?
    La nostra deve essere una battaglia culturale ancor prima che politica ed economica: Berlusconi è un accidente, speriamo presto superabile, mentre l'asservimento alla cultura della dipendenza dallo Stato, del concetto di "diritto" come pretesa, è una battaglia, anzi LA battaglia, da cui dipenderà la salvezza dell' Europa.
    Credo che saremo molto più efficaci se faremo nostra la missione che già si diedero la Thatcher e Reagan: trasformare la destra del loro paese dal movimento che guardava al passato a quello che guidava verso il futuro. Questo NON vuol dire affatto schierarsi con Berlusconi, ma semplificare il lessico per dare ai suoi elettori una più attraente alternativa, e soprattutto evitare ogni ammiccamento alla sinistra: qualche uscita infelice di simpatia per Ambrosoli è stata una delle cause per le quali alle regionali lombarde abbiamo preso la metà dei voti rispetto alle politiche.

    2) PUNTARE DAVVERO SUL FEDERALISMO

    Il nostro partito deve ricostruirsi su basi leggere e federali, mi sembrerebbe folle pensare il contrario. Ma questo deve essere il riflesso di una revisione globale del ruolo dello Stato, che in coerenza con il nostro programma deve mantenere una visione centralista solo su pochi assi strategici e dove esistano comprovate economie di sistema. Da Jefferson, a Tocqueville e a Roepke si sa che l'anticentralismo radicale è il collante che deve tenere assieme le diverse culture che privilegiano la persona e la diversità rispetto all'uniformità giacobina, e questa esigenza culturale trova oggi una drammatica conferma nei dissesti finanziari europei, che richiedono un ridisegno complessivo del meccanismo statale. In Italia nessuno, nemmeno la Lega, ha mai tentato seriamente di proporre un modello di Stato federale: perchè non provarci noi ?

    3) LA LEADERSHIP

    Pareto diceva degli "slogan", che spesso più che esprimere una idea forte, servono a nasconderne l' assenza. Ho lo stesso dubbio sulla esigenza di leadership forte: utile sempre, indispensabile solo se il messaggio non è chiaro, perchè in assenza di un programma si vota uno "che ci pensa lui". L'unico leader carismatico rimasto in Fare è Michele Boldrin, che mi sta simpatico come tutte le persone intelligenti che non le mandano a dire, e del cui documento condivido molte analisi, ma che non ritengo votabile come leader per diverse ragioni: ne citerò solo due.
    La prima è che non condivido un modello di partito che, dichiarato appunto morto il "destra-sinistra", finisce a mio avviso a fare del movimentismo fine a se stesso, ammiccando ai "pirati" come riferimento ed ai grillini come "governance". Che ci posso fare, sono un borghese liberale non pentito, convinto che il mercato produca e si fondi anche su istituzioni, e la democrazia della rete come mistica e non come strumento non mi appartiene: la si usi per scegliere tra campo di pallacanestro e rifacimento del tetto del municipio, ma sta alla democrazia liberale quanto l'amicizia su FB sta a quella vera.
    La seconda ragione è che trovo, in Michele e in molti suoi seguaci (certo non in tutti) una aggressività verbale opinabile (mi hanno dato sia del "fascista" che del "comunista", credo sia un record) che riflette non inurbanità ma un modo di vedere il dissenziente come qualcuno che o è stupido o è ispirato da istinti malvagi. Vedo, in questo sì, un retaggio della cultura gruppettara in cui si è formato, nella quale l'avversario è necessariamente un nemico di classe da eliminare. Lo si è visto nel riscrivere la storia di Fare come se fosse stata una clamorosa serie di autogol, segnati da un una banda di Fantozzi e Macchia Nera mentre lui realizzava invece gol a raffica: io ricordo una storia diversa, con alcuni errori e tante cose buone, che stava viaggiando alla grande prima che Giannino andasse a sbattere contro se' stesso. Se questo è l'atteggiamento nei confronti di chi al 90% la pensa come te, come ci si rapporterà poi con i diversi-da-noi con i quali dovremo per forza in qualche modo allearci ? Noi non ci offendiamo se Michele scrive che il suo ruolo in Fare è stato quello di gettare perle ai porci (animale utilissimo nel quale mi identifico volentieri) ma, poichè lavoro da trenta anni per conciliare persone e ruoli nelle organizzazioni, ho il sospetto che non sia uno stile che paga nel "fare squadra". A Milano si dice "L'è minga el so mestè".
    Senza un "Chavez de noantri" che fare allora ? Darsi subito da fare per connotare meglio la nostra immagine, quale che sia il leader, con iniziative concrete: proposta di referendum abrogativo della Legge Fornero sulla occupazione, idem per il redditometro, Stati generali per il Federalismo con i quali stanare i (pochi) leghisti intelligenti, legge di iniziativa poplare per privatizzare la RAI e vendere quote di patrimonio pubblico, dai casotti ANAS a Finmeccanica, sfidare Renzi a scendere in campo con un programma concreto (un appoggio tattico a Renzi non è certo in contraddizione con una diversa scelta strategica), assalto al PDL sulla questione morale per far fare "outing", se ci sono, ai suoi elementi sani. Con queste battaglie si costruisce una leadership duratura e collettiva che non sia in balia di un pezzo di carta.

Nessun commento:

Posta un commento